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Violenza assistita. Come comportarsi

di Roberta Ballero


La violenza domestica è una tipologia di maltrattamento che coinvolge tutti i membri della famiglia: “l’atto” violento ha ripercussioni non solo sulla coppia all’interno della quale si verifica la relazione violenta, ma su tutto il nucleo familiare. Ma cosa può accadere quando i bambini assistono a scene violente?

Si parla di violenza assistita intrafamiliare, quando ci si riferisce a “qualsiasi atto di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, compiuta su una figura di riferimento o su altre figure significative, adulte o minori, della quale il bambino può fare esperienza direttamente o indirettamente e/o percependone gli effetti”. Tale fenomeno sembra essere molto diffuso ed in costante aumento. In situazioni familiari violente, i bambini sperimentano delle Esperienze Sfavorevoli Infantili situazioni che influenzano negativamente l’ideale percorso evolutivo, sia a livello personale che relazionale. All’interno di questi contesti violenti i bambini diventano oggetto di manifestazioni di abuso affettivo, che priva loro di un ambiente appropriato e supportivo che può compromettere lo sviluppo del bambino, e le aree maggiormente danneggiate sono: legame di attaccamento, adattamento e competenze sociali, problemi comportamentali, abilità cognitive e problem solving, apprendimento scolastico. I piccoli che sono ripetutamente esposti a modalità relazionali violente possono facilmente apprendere che l’uso della violenza è normale nelle relazioni affettive; di conseguenza, potrebbero imparare il disprezzo per le donne e per le persone viste come più deboli, nonché identificare le relazioni affettive con le relazioni di sopraffazione, strutturando così modalità aggressive e centrate sull’esercizio del potere nella relazione. Diventa, dunque, importante stimolare una riflessione più approfondita della intera società odierna su una forma di violenza che ha ricadute importanti anche su chi assiste, come semplice spettatore, ai maltrattamenti. Risulta necessario, pertanto, da un lato che gli operatori che si occupano della violenza nei confronti delle donne e, nello specifico, di relazioni violente intrafamiliari non limitino il proprio intervento sulla diade perpetratore-vittima, ma amplino il raggio di osservazione su tutto il contesto familiare, per evitare di lasciare sul campo qualche vittima – testimone – inosservata, dall’altro occorre investire sulle nuove generazioni, parlare con bambini e ragazzi affinché li si possa aiutare a comprendere che la violenza non deve far parte della famiglia e tanto meno della società in genere, partendo dal rispetto di ciascuno e dal rispetto uomo vs donna.

La violenza assistita è stata appunto definita dal Cismai (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso dell’Infanzia) come “il fare esperienza da parte del/la bambino/a di qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulti e minori”. In caso di violenza assistita il bambino prende consapevolezza di quello che sta accadendo osservando gli effetti stessi della violenza esercitata da padri, compagni od ex-partners sul corpo della propria mamma, sulla psiche e sull’ambiente in cui vive. E con ogni probabilità si porterà tale esperienza dentro per sempre con il rischio concreto che da adulto, sarà a sua volta o un possibile maltrattante o una possibile donna abusata.

Cosa fare in caso di violenza assistita • È fondamentale non interrompere le relazioni parentali ed amicali che possono dare un supporto e si può trovare aiuto presso i centri-Sportelli antiviolenza come la Nostra Associazione I Giardini di Rita o ai centri più vicini; o telefonare al numero nazionale anti-violenza/stalking: 1522. Attivo h/24, multilingue, gratuito.

Se si è testimoni diretti di violenza domestica cosa fare (caso dei vicini che sentono urla, botte) • È importante non ignorare la situazione e contattare subito le forze dell’ordine. Se si è testimoni indiretti di violenza domestica (lividi, comportamento sfuggente) • Approccia con discrezione l’argomento, ascolta la persona coinvolta, suggeriscile di rivolgersi a servizi specializzati che possono offrire sostegno.

Se si è testimoni indiretti di violenza assistita (se quindi si notano i segnali rilevatori sul bambino) • A seconda del caso e della relazione con il minore in questione (figlio di amici, conoscenti, compagno di classe del proprio figlio, alunno nel caso di insegnanti), cerca di approfondire con alcune figure di riferimento del minore (insegnante, baby sitter, parenti, amici adulti) la situazione famigliare. Gli insegnanti, il personale sanitario in servizio nei presidi pubblici e gli operatori dei servizi pubblici, in quanto incaricati di pubblico servizio, hanno l’obbligo di segnalare il caso di violenza o maltrattamento in famiglia alle autorità competenti che attraverso le indagini verificheranno la sussistenza o meno di un reato.

[ Puoi approfondire l’argomento seguendo l’Associazione di Volontariato “I giardini di Rita”contro la violenza su donne Tel. 328.103.42.08 • f / Associazione di Volontariato I giardini di Rita contro la violenza su donne ]