di Giuseppe Carrus.
Sembrano ormai lontani i tempi in cui il vino rosato era un semplice completamento di gamma, richiesto più da logiche di mercato (la maggior parte delle volte cheap) che da consumatori curiosi, appassionati, attenti.
Tutto ciò ha portato – in un recente passato – alla produzione di etichette “in rosa” di bassa qualità, senza equilibrio, banali, con le normali conseguenze che portano il consumatore a un disinnamoramento della tipologia, a prescindere che si parli di vitigni importanti o di territori particolarmente vocati. Non c’è dubbio che ora le cose siano cambiate, o perlomeno si assiste a una evoluzione qualitativa della tipologia. In linea di massima se una cantina decide di fare un rosato lo fa con la stessa meticolosità con cui produce un bianco o un rosso. Scelta di un particolare vitigno (o un blend preciso di uve), vigne di provenienza apposite, tecniche di cantine sperimentate per questa particolare varietà. Gli esempi in Sardegna non mancano e giungono sia da aziende storiche, importanti e ben strutturate, sia da piccole realtà agricole, guidate da vignaioli seri e bravi. Le caratteristiche generali sono la piacevolezza di beva, la loro semplicità non banale, i loro profumi nitidi che ricordano la varietà o il territorio, ma anche la loro capacità di un breve, ma significativo invecchiamento che li rende piacevoli anche negli anni successivi alla vendemmia. Per questa estate 2016 vi proponiamo quattro etichette isolane, molto diverse tra di loro per vari motivi, ma accomunate da ottima qualità. Due sono frutto del vitigno cannonau, ma provengono da territori completamente differenti, uno è un cabernet sauvignon in purezza di Alghero, l’ultimo ma non ultimo è un blend di uve tradizionali ottenuto da vigneti nel sud Sardegna.
A voi la scelta!
Alghero Rosato Oleandro ’15 >Sella & Mosca
Una grandissima azienda, storica e importante per la Sardegna, che possiede il più grande vigneto a corpo unico d’Europa nell’area di Alghero. Ha da sempre puntato sulle varietà internazionali, oltre ad avere anche un bel patrimonio di vitigni tradizionali. L’Oleandro è ottenuto esclusivamente da uve cabernet sauvignon, ha profumi fini e delicati di piccoli frutti rossi, al palato e fresco, sapido e di grande beva. Da provare con aragosta alla catalana.
Il Rosé di Pusole ’15 >Azienda Agricola Pusole
Giovanissima azienda ogliastrina specializzata nella produzione di Cannoanu di Sardegna molto tipici e territoriali. Non è da meno il Rosé, sempre da uve cannonau. I profumi sono ricchi, in primo piano il frutto rosso maturo, c’è un tocco di evoluzione che dona complessità ma anche delle note speziate e balsamiche. La bocca è avvolgente e cremosa, di buona freschezza, dal finale pieno e rotondo. Ottimo con arista di maiale al forno.
Cannonau di Sardegna Rosato Erèssia ’13 >Sedilesu
Un rosato da cannonau, di Mamoiada, che si porta dietro tutto il terroir di questo bel comprensorio barbaricino. A quasi tre anni dalla vendemmia l’Erèssia mostra ancora vitalità e forza, grazie a un’acidità balsamica e appagante che rende il vino snello nonostante corpo e struttura non manchino. Al naso i profumi ricordano la ciliegia sotto spirito e la confettura di fragole, con un ricordo di resine e profumi di macchia. Da bere con tartare di pecora.
Chiaro di Stelle ’15 > Pala
Dalle vigne ad alberello e a spalliera bassa del comprensorio di Serdiana, ecco un altro rosato dalla piacevolezza estrema e dall’ottima complessità aromatica. È ottenuto da uve tradizionali sarde, regala profumi di fragolina di bosco, rosa e spezie dolci. In bocca è sapido e succoso, appagante nella beva e non manca di profondità, grazie alla sapidità che attraversa il sorso. Da abbinare a gamberi rossi alla griglia.
Giuseppe Carrus (Vicecuratore Vini d’Italia del Gambero Rosso)