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La psicologia della coppia

Dr. Antonello Melis – Psicologo, Psicoterapeuta.


Perché scegliamo quel partner e non un altro?

Spesso nell’esercizio della pratica clinica vengo contattato per problemi inerenti la vita di coppia. I quesiti che mi vengono posti sono di solito sempre gli stessi, la maggior parte dei pazienti vuole comprendere quali siano i motivi che li portano a ripetere sempre gli stessi errori o come mai attraggano e vengano attratti dalla stessa tipologia di partner, dando spesso vita a relazioni disfunzionali.

In questo breve articolo andremo ad analizzare quali siano i motivi che ci portano a scegliere quel partner tra tutti gli altri, e quali siano le condizioni che consentano un buon funzionamento della coppia. Cosa c’è quindi alla base della possibilità di costruire un buon rapporto di coppia?

Sicuramente l’aver raggiunto una buona maturità emotiva e consapevolezza di sé stessi, ovvero aver sviluppato un sufficiente senso di sicurezza e la capacità di tollerare sentimenti ambivalenti. Questo consentirà di poterci relazionare con gli altri, ma ancor prima con noi stessi. La maturità emotiva è la risultante di un buon rapporto con le figure di attaccamento e consente gradualmente il passaggio dalla fase di dipendenza a quella di autonomia.

J. Bowlby, teorico dell’attaccamento, affermava che i bambini durante il loro sviluppo interiorizzano le esperienze vissute con i genitori, in particolare con la madre, figura di attaccamento principale. Queste prime relazioni “di attaccamento” diventeranno un modello per le future relazioni adulte. Il bambino durante l’infanzia, crea un legame “particolare” con le figure che si prendono cura di lui, di cui la più nota è la mamma. Tale legame prende il nome di “legame di attaccamento”, non è altro che la risultante di un pre-programmato sistema di schemi comportamentali innati che si sviluppa durante i primi mesi di vita ed ha lo scopo di garantire la sopravvivenza del piccolo.

Partendo da queste considerazioni e prendendo come punto di riferimento la teoria dell’attaccamento vediamo quali sono i meccanismi che portano alla formazione e al mantenimento delle relazioni di coppia tra gli adulti.

Esiste oggi una documentazione impressionante a testimonianza del fatto che lo schema di attaccamento che un individuo sviluppa è profondamente influenzato dal modo in cui i suoi genitori lo hanno trattato. Gli studi condotti su questa tipologia di legame indicano quelli che sono i principali stili di attaccamento:

– Attaccamento sicuro, il bambino sviluppa un senso di fiducia nella disponibilità, comprensione e aiuto del genitore in caso di situazioni avverse o per lui terrorizzanti.
– Attaccamento ansioso, è caratterizzato dal bisogno di mantenere la vicinanza con il genitore vissuto come imprevedibile e incerto. A causa di questa incertezza il bambino è incline all’angoscia da separazione, l’esplorazione del mondo gli crea ansia e tende a rimanere in una condizione di dipendenza a causa della difficoltà a tollerare la separazione.
– Attaccamento evitante, si tratta di bambini che non sviluppano quella fiducia di base sulla capacita del genitore di prendersi cura di loro e sulla capacità di rispondere in caso di bisogno. Questi bambini dopo una serie di esperienze negative con le figure di riferimento si aspettano di essere rifiutati e cercano di diventare sufficienti sul piano emotivo. In seguito possono essere diagnosticati come personalità narcisista. Sono genitori che respingono ripetutamente il figlio quando si avvicina a cercare conforto e protezione.

Esistono poi delle eccezioni sconcertanti in cui il bambino e la madre vengono osservati mentre interagiscono in una serie di brevi periodi, certi bambini sono apparsi disorientati e disorganizzati. Questa particolare forma di attaccamento prende il nome di attaccamento disorganizzato. Spesso si tratta di bambini che sono stati maltrattati fisicamente o fortemente trascurati dal genitore, o ancora di bambini la cui madre sia affetta da una grave forma maniaco depressiva bipolare e che tratta il figlio in modo bizzarro, o ancora bambini le cui madri possono essere immerse nel lutto per una figura parentale, oppure madri che sono state a loro volta vittime di violenza o maltrattamenti.

Questa breve premessa è necessaria per introdurre la correlazione tra lo stile di attaccamento adulto e le rappresentazioni che l’individuo costruisce nelle relazioni con le figure di accudimento. Numerosi studi confermano che le relazioni di attaccamento della prima infanzia influenzano le relazioni sentimentali da adulti.

Per spiegare la relazione esistente tra lo stile di attaccamento infantile e il sentimento amoroso dobbiamo ricorrere alla nozione di M.O.I (modelli operativi interni) ovvero delle rappresentazioni che il bambino sviluppa nell’infanzia di “Sé” in relazione con la figura di attaccamento. Complementarmente il bambino sviluppa anche un modello operante della mamma che gli consente di fare delle comparazioni durante la sua assenza e di riconoscerla al suo ritorno. La stessa cosa avviene con il padre.

Immaginatevi i MOI quindi come degli occhiali che ci fanno vedere/percepire la realtà in base alla gradazione della lente, per cui una lente “sbagliata” rischia di farci percepire la realtà interna ed esterna in modo distorto. I MOI organizzano pensieri, ricordi e guidano i comportamenti futuri di attaccamento e si formano dalle risposte che il bambino ottiene nei momenti di difficoltà, come ad esempio paura, fame, sonno, malessere ovvero quando si attiva il sistema di attaccamento che è organizzato in modo omeostatico e consente che venga mantenuta una distanza di sicurezza dalla madre. Vediamo con un semplice esempio l’organizzazione omeostatica del Sistema di attaccamento: il bambino ha paura, piange, si è attivato il sistema di attaccamento, che ha la funzione di far avvicinare la madre che se sufficientemente buona recepisce il segnale e placca la paura. L’equilibrio è stato ripristinato.

Secondo gli studi i MOI sarebbero abbastanza stabili nel corso della vita, tuttavia essi possono cambiare attraverso particolari esperienze tra cui la psicoterapia che rappresenta un’esperienza emotiva correttiva.

Questi modelli operativi interni (MOI) inducono la tendenza ad aspettarsi dal partner, quando lo stesso viene vissuto come una figura di riferimento affettivo, risposte simili a quelle avute nell’infanzia. Questo passaggio è fondamentale nell’evoluzione della relazione di coppia, un passaggio che segna un primo aumento di complessità nella relazione. È la fase in cui spesso mi sento dire: “prima era diverso, inizialmente era in un modo e poi è cambiato/a… etc”.

Infatti dopo una prima fase di corteggiamento in cui entrambi i partner mostrano gli aspetti migliori di sé stessi, un po’ come se preparassero il loro curriculum per essere selezionati, si passa a una seconda fase più stabile in cui si cominciano a condividere fragilità e dolori. In questa fase il partner è diventato una figura di riferimento affettivo ed entra in gioco il sistema di attaccamento.
In questa seconda fase i partner dovrebbero iniziare a funzionare come risorsa affettiva e rifugio emotivo reciproco. In questo momento, entrano in gioco in maniera incisiva gli stili di attaccamento che abbiamo creato nell’infanzia (vedi sopra) e che influenzeranno la scelta del partner e la durata della relazione. Spesso iniziano qui le prime difficolta relazionali, difficoltà che nascono talvolta dalle “aspettative” che guidano la nostra mente. All’inizio della relazione abbiamo la convinzione, spesso distorta, di aver incontrato la persona perfetta, la cosiddetta anima gemella. Siamo convinti di aver incontrato il partner perfetto, capace di soddisfare i nostri bisogni se non addirittura capace di anticipare i nostri desideri. Purtroppo con il passare del tempo il partner perde quella maschera irrealistica che noi stessi gli abbiamo messo addosso e iniziamo a relazionarci con l’altro reale. È come se il partner subisse una profonda mutazione, passando dal ruolo di salvatore a quello di carnefice, le nostre aspettative sono state quindi disilluse. E chi è la causa di tutto questo? Il partner ovvio, che ci ha ingannato e deluso. Subentrano frustrazione e rabbia verso il partner che diventa a sua volta vittima delle continue accuse di chi si sente deluso e lo ritiene colpevole della propria sofferenza.
All’inizio dell’articolo affermavo che una delle condizioni per poter vivere delle relazioni sane e soddisfacenti risiede nella capacità di tollerare sentimenti ambivalenti e, aggiungerei, nel non investire l’altro di aspettative irrealistiche. Questo potrebbe essere l’esito di una buona psicoterapia che porta l’individuo ad avere uno stile di attaccamento sicuro. Le persone con uno stile di attaccamento sicuro hanno di solito relazioni più lunghe e di maggiore qualità rispetto agli individui che rientrano nelle altre due categorie.

La scelta del partner sarebbe quindi in gran parte correlata allo stile di attaccamento infantile verso le figure di riferimento principali. La correlazione non è assoluta né vincolante, Bowlby, a proposito della stabilità dei pattern di attaccamento parlava di percorsi evolutivi che possono essere modificati sia in meglio che in peggio dalle esperienze successive. Inoltre diversi studi mostrano una relativa assenza di relazioni in cui entrambi i membri della coppia avrebbero uno stile di attaccamento evitante o ansioso. Mentre soggetti evitanti tendono a scegliere partner ansiosi e viceversa. Questo perché le dinamiche dei modelli operativi interni dell’evitante e quelle dell’ansioso si attraggano reciprocamente.

Nella relazione di coppia tra soggetto ansioso e soggetto evitante, si osserva che per il primo il nodo cruciale nel rapporto è la dipendenza e l’insicurezza rispetto al reale coinvolgimento dell’altro. Questi pensieri vengono confermati dai modelli operativi del soggetto evitante che è invece restio all’ intimità e alla vicinanza psicologica. Di contro le continue richieste di intimità e la mancanza di fiducia dell’individuo ansioso soddisfano a pieno le dinamiche dei modelli operativi interni dell’individuo evitante che vede confermate le sue aspettative. È il classico gioco del tu fuggi io ti inseguo, ma più tu mi insegui più io fuggo. Il soggetto ansioso sceglie un partner che ha anch’esso un attaccamento insicuro, ma opposto al suo, ovvero l’evitante. E viceversa. Questi soggetti tendono a comportarsi in modo non costruttivo nella vita di coppia, soprattutto nelle situazioni di conflitto hanno la tendenza ad acuire il conflitto. L’ansioso può tendere a ribadire il proprio punto di vista e l’importanza delle proprie necessità personali con toni esasperati e controproducenti. Il soggetto evitante invece tende a chiudersi in sé stesso, tenere il broncio rifiutandosi di parlare ed a lasciar fare, ovvero ognuno fa quello che gli pare indipendentemente dall’altro.

In situazioni di conflitto all’interno della coppia (ansioso-evitante) si viene a creare una spirale negativa tra l’espressione del proprio malcontento da parte del soggetto ansioso, che determina un allontanamento da parte del partner evitante, il quale provoca a sua volta un ulteriore malcontento nel primo e così via. Quindi in questa collusione di coppia l’evitante giustifica la necessità di mantenere le distanze psicologiche da un partner ansioso che aspira ad un’eccessiva intimità, mentre questi vede confermata la propria insicurezza e dipendenza. Potremo definire questa modalità di relazione di coppia insicura.

All’opposto invece troviamo le coppie sicure, che danno vita a una relazione stabile. Gli individui con attaccamento sicuro scelgono quel partner che conferma la percezione di sé e degli altri e giustifica la ripetizione dei propri modelli relazionali. È sottointeso che il tipo di attaccamento di coppia influenza lo sviluppo della relazione sia in termini di soddisfacimento che di durata. Ovviamente le coppie formate da entrambi i soggetti sicuri hanno più probabilità di costruire rapporti stabili e soddisfacenti.

Riassumendo, il tipo di attaccamento di coppia influenza lo sviluppo della relazione e il tipo di attaccamento infantile influenza il futuro stile di attaccamento di coppia. È utile sottolineare che l’attaccamento infantile è diverso da quello adulto. Infatti mentre l’attaccamento infantile è di solito complementare, ovvero chi fornisce cure non le riceve, l’attaccamento adulto è di tipo simmetrico cioè chi fornisce cure le può anche ricevere, cure e sostegno sono in questo caso reciproci. Inoltre la figura di attaccamento adulta è anche un partner sessuale e implica l’integrazione di tre sistemi: attaccamento, accudimento e accoppiamento. Questi tre sistemi prendono il nome di SMI (sistemi motivazionali interni). Usando una metafora potremo vedere i SMI come una sorta di termostato che regola il clima della relazione di coppia. I SMI rappresentano una serie di regole innate, interne a tutti noi, che regolano le interazioni sociali per il raggiungimento di una meta, ai fini della sopravvivenza. Essi vengono attivati da segnali specifici, spesso al di fuori della volontà
dell’individuo rivestono un ruolo fondamentale nella formazione della coppia e nella sua qualità relazionale proprio come gli stili di attaccamento.

Pur con l’aggiunta del ruolo del sistema motivazionale sessuale e con la reciproca attivazione dei sistemi di attaccamento e accudimento, il rapporto di coppia ha caratteristiche simili a quelle dell’attaccamento infantile. Come nell’attaccamento infantile possiamo ipotizzare di delineare diverse tipologie di attaccamento adulto:

1. Attaccamento di coppia sicuro, caratterizzato da fiducia e intimità. I soggetti hanno un funzionamento mentalmente equilibrato, hanno una buona stima di sé e del partner che viene percepito come sensibile e disponibile. Si sentono a loro agio sia in intimità che in autonomia. Questo tipo di relazioni è caratterizzato da una disponibilità a dare cure e chiedere cure da parte di entrambi i partner. Sono in genere rapporti di coppia caratterizzati dall’ assenza di gelosia e mantenuti vivi grazie alla capacità di entrambi di parlare, ragionare e negoziare in caso di conflitto.
2. Attaccamento insicuro-ansioso. La caratteristica di questa tipologia di attaccamento è la preoccupazione intensa per la relazione. Sono soggetti che presentano una bassa stima di sé combinata con la tendenza a valutare positivamente gli altri, che li porta a cercare di accettarsi attraverso l’approvazione della persona amata. La relazione è contrassegnata da alti e bassi emotivi, da un atteggiamento ossessivo verso il partner che viene spesso idealizzato, dalla tendenza a cercare l’appoggio del partner e da una gelosia ossessiva patologica.
3. Attaccamento insicuro – evitante, caratteristica principale è la paura o il rifiuto dell’intimità. Sono soggetti che hanno sperimentato poche esperienze positive e che tendono a una iper valutazione di sé stessi accompagnata da una negativa disposizione verso l’altro che viene spesso percepito inconsciamente come inaffidabile o rifiutante. Quindi questi soggetti si proteggono dal timore di essere rifiutati evitando il coinvolgimento emotivo e mantenendo un senso di indipendenza.
4. Attaccamento di coppia disorganizzato, difficilmente durevole perché caratterizzato da modelli mentali molteplici e incoerenti, valutazione di sé e dell’altro molto negative. Questo rende impossibile stabilire rapporti di coppia se non con altri soggetti disturbati.


Dr. Antonello Melis  Psicologo, Psicoterapeuta
Terapeuta EMDR, Formazione e Consulenze tecniche di parte
Mental Trainer, Coaching Aziendale, Coaching Benessere e Salute
antonio.drmelis@gmail.com

www.antonellomelis.it