di Stefania De Michele
L’eterna lotta tra buio e luce
mostra fotografica di Pino Musi
Il progetto espositivo. Nell’ambito della commissione della Fondazione di Sardegna, il progetto fotografico di Pino Musi si è sviluppato nelle due fasi della residenza (cinque giornate trascorse pressol’ex isola carcere nel mese di giugno 2019, seguite da due settimane tra agosto e settembre dedicate apercorrere il sud-ovest della Sardegna), che si presentano come due capitoli di uno stesso racconto. Scriveil poeta nonché critico letterario, Valerio Magrelli, su “Sottotraccia”: “Esiste una perfetta simmetria che sicrea nel contrasto tra il riverbero dell’isola dell’Asinara e l’oscurità dei giacimenti del Sulcis. In tal sensoviene spontaneo osservare come i due poli di questo viaggio visivo di Pino Musi coincidano con lecomponenti stesse della fotografia, in un perfetto equilibrio tra bianco-Asinara e nero- Sulcis, tra leabbacinanti immagini del carcere e certi scorci “piranesiani” dell’Iglesiente”.
La mostra “Sottotraccia”. Il progetto fotografico, confluito in una pubblicazione edita da PunctumPress, è al centro della mostra che sarà aperta al pubblico sino al 30 marzo 2020, negli spazi della Fondazione di Sardegna, in via San Salvatore da Horta 2 a Cagliari: 43 scatti che rivisitano i luoghi ei siti dell’archeologia industriale nel Sulcis Iglesiente dopo aver colto i segni e le ferite dell’Asinara. Ununicum che si dipana tra le geometrie deprivate della cella di Totò Riina all’Asinara e gli scheletri degliimpianti minerari dismessi: Cala d’Oliva, Serbariu e Monteponi, ma anche gli orizzonti dilatati di Fornellie le linee morbide di Cala Domestica. “Alle immagini di Sottotraccia potrebbe essere riconosciuto unvalore di denuncia – dice il regista Giovanni Columbu – eppure sembra che quanto stia a cuore a Musiriguardi soprattutto l’esplorazione di altre relazioni, quella misteriosa e universale tra il buio e la facoltàdi vedere, così come quella tra l’incombere del disfacimento e il contestuale riemergere delle ragionioriginarie dell’esistenza di un oggetto.
Asinara/Sulcis Iglesiente, stop alla retorica del degrado. Nelle opere fotografiche prodotte, Musiregistra l’indubbia drammaticità degli scenari incontrati lungo il viaggio nel Sulcis / Iglesiente, senza maiperò indugiare sul degrado dei siti, tralasciando di sottolinearne l’abbandono e la retorica decadente chetanto ha imperversato nell’iconografia di questo territorio. Secondo Marco Delogu, curatore dellamostra, “l’eterna lotta tra buio e luce viene paradossalmente capovolta nei due territori del Sulcis edell’Asinara. Uomini liberi venivano obbligati al buio delle miniere, giornate intere passate a centinaia dimetri sotto la superficie. Uomini in cattività venivano obbligati a convivere con la potenza della luce delsole, e di questa bellezza abbagliante non potevano usufruire: punizione nella punizione, quella lucemarcava il loro confine, così come il profondo buio toglieva salute e libertà ai minatori del Sulcis.” Ma ilcontrasto paradossale è annullato nelle fotografie di Pino Musi. La sua scelta è quella di fotografare inbianco e nero ma di non di esaltare un contrasto già troppo forte, scelta che sarebbe stata scontata.