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Daniela Caliendo: Subito una risposta a chi vive nel disagio

di Daniela Caliendo


Aiutare gli altri per aiutare
me stessa fa parte della  mia cultura

Uno tsunami silenzioso. Così sono stati definiti da Maria Stefania Putzu, presidente dell’associazione Alzheimer Cagliari, i circa 20mila malati di Alzheimer oggi in Sardegna. Una patologia che sull’Isola ha un’incidenza superiore del 10 per cento rispetto alla media italiana. Numeri in aumento esponenziale, una sorta di epidemia che colpisce senza distinzione uomini e donne anche al di sotto dei 65 anni (secondo i dati regionali, in Sardegna il numero dei malati è destinato a triplicare entro il 2025).

Daniela Caliendo, avvocato familiarista cagliaritano con una particolare sensibilità verso i soggetti disagiati, lavora da diversi anni nelle ADS, le amministrazioni di sostegno, con la funzione di tutore patrimoniale su individui che hanno una capacità gestionale limitata. “Un lavoro che amo molto e che mi porta a contatto con un’umanità spesso posta ai margini. Non di rado si tratta di persone in età adulta che non sono più in grado di gestire i loro interessi e che sono entrate in conflitto con altri parenti”.

Insegnante di scuola superiore con una specializzazione negli alunni con forti disagi, Caliendo racconta con passione la sua esperienza nel volontariato. “E’ frutto di un retaggio familiare: aiutare gli altri per aiutare me stessa fa parte della mia cultura. Provengo da una famiglia di insegnanti, l’educazione è sempre stata alla base di tutto, anche per questo mi sono specializzata nella cura dei bimbi disabili. A Cagliari, ma non solo, c’è un bisogno infinito di personale specializzato in grado di coinvolgere socialmente persone affette da infermità.

Una grossa pecca della nostra città è quella legata alla scarsità dei centri sociali, è vero ce ne sono molti ma purtroppo non bastano. Il disagio e la povertà nell’ultimo decennio è aumentato enormemente”. Un fenomeno che non sembra invertire la tendenza: secondo recenti dati Caritas, in Sardegna l’incidenza della povertà è passata in un solo anno dal 20,7% al 24,8%: circa 176mila famiglie sarde si trovano in condizioni di povertà. Dai disoccupati agli immigrati, dai single separati ai pensionati, lavoratori precari, impiegati del ceto medio e persino piccoli imprenditori.

“Mi piacerebbe che la Regione si sensibilizzasse maggiormente su questi temi: occorrono finanziamenti importanti, per dare subito una risposta e fornire ulteriori supporti dal punto di vista socio-psicologico. I servizi sociali vanno incrementati, il malato non è un emarginato, così come non lo è l’anziano. C’è bisogno di strutture apposite, dove non farli sentire come individui parcheggiati in attesa della fine, ma al contrario, luoghi dove potersi sentire ancora utili, al centro di una vita di scambi e relazioni. Penso a quella struttura magnifica e inutilizzata come l’Ospedale Marino, una realtà che potrebbe candidarsi a progetto pilota anche per altre regioni d’Italia, un luogo in grado di ospitare, curare e fare formazione. Un’eccellenza per la nostra meravigliosa isola. Un efficace volano per nuovi posti di lavoro”.

Un istituto a protezione dei soggetti deboli.
« Essendo, in ogni caso, il suddetto istituto, diretto ad un’utenza non tecnica, ritengo opportuno dare alcune nozioni di carattere generale sul tema. La legge 9 gennaio 2004, n.6 ha finalmente introdotto nel nostro ordinamento un istituto a protezione dei soggetti deboli e inidonei alla cura dei propri interessi.Questo istituto, in un certo qual modo, fa venir meno istituti come interdizione e inabilitazione, che vengono assorbiti dalla nuova figura che ha come finalità, tutelaresoggetti che nella vita quotidiana non sono completamente in grado di adempiere all’espletamento delle loro funzioni.Questa innovativa disciplina, regolamentata anche dal codice civile, prevede che nel caso in cui soggetto, a seguito di una infermità psichica o fisica, si trovi nell’impossibilità di provvedere ai propriinteressi, il giudice, può nominargli un amministratore di sostegno che locoadiuverà nella gestione dello stato di bisogno.

I soggetti che possono presentare al Tribunale, domanda per la nomina sono lo stesso beneficiario, il coniuge, la persona stabilmente convivente, i parenti entro il quarto grado, gli affini entro il secondo grado, il curatore,e il pubblico ministero. La domanda deve indicare le generalità del soggetto in stato di necessità , la dimora abituale e i motivi per i quali si richiede la nomina.Il giudice Tutelare sentirà personalmente la persona, cui il procedimento si riferisce, recandosi anche sul luogo di residenza ove ciò si renda necessario.La scelta dell’amministratore avviene valutando esclusivamente gli interessi del beneficiario.

Qualora non via siano conflitti, il giudice predilige l’indicazione del coniuge, stabilmente convivente o di altro familiare. Ciò anche per evitare di sostenere costi aggiuntivi.La nascita di questo istituto ha rappresentato una grande innovazione sotto il profilo della tutela dei soggetti deboli, che oggi grazie alla suddetta disciplina, possono essere anche meglio integrati nella nostra societàProbabilmente non tutti sono a conoscenza che ad oggi, presso il Tribunale di Cagliari, sono pendenti circa 7000 procedure, aventi ad oggetto la gestione e la nomina di questa nuova figura, che dalla nascita ad oggi ha avuto un notevole incremento numerico.La gestione giudiziaria della detta materia è affidata al Giudice Tutelare, organo deputato alla nomina dell’amministratore prima, e alla gestione della procedura poi.

Attualmente il Tribunale di Cagliari dispone di vari giudici Tutelari, tutti coordinati egregiamente dal presidente della sezione famiglia, dott.ssa M. Mura.Essendo, peraltro, come già evidenziato prima, un istituto che ha un ‘utenza non tecnica, l’espletamento delle formalità di apertura e il supporto informativo, alle svariate richieste di aiuto, viene fornito, al pubblico, dalla cancelleria della Volontaria Giurisdizione, coordinata dalla dott.ssa I. Corona e dal dott. F.Olla, che fanno si che l’intera compagine dell’Ufficio del Giudice Tutelare, deputata alla regolamentazione di questa nuova figura, sia compiutamente disciplinata. La presenza nel nostro ordinamento di questa nuova figura ha risolto innumerevoli casi di abbandono, i cui numeri, si sono sensibilmente ridotti, grazie anche oltre che alla bravura e professionalità dei giudici Got, anche alla loro spiccata sensibilità nell’approccio della materia. L’amministrazione di sostegno trova spesso applicazione anche nei presidi sanitari, quando il soggetto si trova nell’impossibilità di prestare il proprio consenso per un eventuale intervento chirurgico o per lasomministrazione di terapie invasive che necessariamente richiedono il benestare del soggetto interessato. In questo caso, qualora il paziente non abbia piena capacità d’intendere la reale portata dell’intervento o della terapia che deve essergli somministrata, il presidio, nella persona del medico responsabile, richiede al giudice la nomina di un amministratore perchè valuti se prestare o meno il consenso. Da ciò si comprende la notevole importanza che l’istituto ricopre, soprattutto alla luce del numero iperbolico di soggetti che si trovano in stato di disagio e di incapacità.

La novità peculiare dell’istituto è sostanzialmente rappresentata dal fatto che destinatario della misura di protezione non è più solamente l’infermo di mente, come invece accadeva prima della nascita dell’ADS, bensì ogni persona impossibilitata, parzialmente o temporaneamente a provvedere ai propri interessi, in una concezione del soggetto debole molto vicina a quella del ” disabile”, nella definizione fornita qualche anno prima dell’entrata in vigore della L.6/2004, dall’ICF ( Classificazione internazionale del funzionamento della salute e della disabilitàQuesto documento elaborato dall’Organizzazione mondiale della sanità fornisce una descrizione dello stato di salute delle persone, in relazione ai loro ambiti esistenziali ( sociale, familiare lavorativo) al fine di cogliere le difficoltà che nel contesto socio culturale di riferimento possono determinare la nascita di queste forme di disabilità. Quindi, a mio avviso, secondo questa moderna visione ecclettica, oggi la salute non deve necessariamente essere vista come assenza di una malattia, bensì “……come complessivo stato di benessere, a livello psicologico, biologico e sociale della persona…, come diceva l’illustre giurista Cendon, che di recente, ospite a Cagliari, in sede di un approfondimento sulla ADS, ha in maniera esaustiva riassunto questo ed esplicato questo concetto. Analogamente anche la disabilità non viene più concepita come condizione statica dell’individuo, bensi esperienza collettiva in evoluzione. Sotto questo profilo ritengo molto importante l’evoluzione che nel corso degli anni l’istituto sta avendo. Infatti oggi siamo in grado di considerare ” disabilità e handicap” non più come problemi legati alla singola persona o peggio ancora come attributi negativi della stessa.

Oggi, grazie allo sviluppo dell’ADS, intendiamo invece il concetto di disabilità come disagio in cui qualunque soggetto si può venire a trovare in un contesto ambientale sfavorevole. Ritengo, pertanto, che il lavoro di sostegno che oggi il Tribunale di Cagliari sta portando avanti in questo settore, sia innovativo, soprattutto sotto il profilo sociale, che ci permette di individuare tutti gli strumenti favorevoli al recupero del libero esercizio delle liberta fondamentali, con riferimento ai c.d. diritti personalissimi.

Avv. Daniela Caliendo • Via Tuveri, 22 – Cagliari
Centralino: Tel. +39 070.343075
studiolegaledanielacaliendo@gmail.com