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La Bella Epoque accende il Lirico di Cagliari

Ottavo e ultimo appuntamento della Stagione lirica e di balletto 2015 del Teatro Lirico di Cagliari con La vedova allegra, operetta in tre atti su libretto di Viktor Léon e Leo Stein, dalla commedia L’Attaché d’ambassade di Henri Meilhac e musica di Franz Lehár (Komárom, Ungheria, 1870 – Bad Ischl, Austria, 1948).

L’operetta più famosa della storia della musica è stata presentata, al pubblico cagliaritano, nel nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari che si avvale della regia di Mario Corradi, delle scene di Italo Grassi, dei costumi di Italo Grassi e Anna Bertolotti, delle luci di Bruno Ciulli e delle coreografie di Aurelio Gatti. La direzione musicale è affidata a Sebastiano Rolli alla guida di Orchestra e Coro del Teatro Lirico. Il maestro del coro è Gaetano Mastroiaco.

Mario Corradi, regista di questa nuova produzione, ha preferito eliminare i dialoghi ed ha totalmente riscritto il testo in prosa che ha affidato al personaggio di Njegus che, in questo caso, raccorda i vari numeri musicali e svolge, quindi, anche la funzione di narratore della vicenda. Quest’edizione, in due atti e non nei tradizionali tre, dal momento che le due feste nel palazzo di Hanna Glawari (II e III atto) vengono unite in un unico atto, si svolge, come da didascalia, a Parigi nel 1905, ma l’atmosfera ricreata è quella mitteleuropea della sfavillante Vienna della Belle Epoque e dell’Austria felix che, dopo pochi anni, lo “sparo” di Sarajevo farà definitivamente cadere nell’orrido baratro della guerra.

I ritratti e l’arte di Giovanni Boldini, uno dei pittori più apprezzati dall’alta società parigina a cavallo dei due secoli, sono il comune denominatore di scene e costumi dell’allestimento cagliaritano: giganteschi tulle stampati con le riproduzioni dei quadri di Boldini segnano i diversi spazi in cui si dipana l’azione scenica, dove agiscono i vari personaggi in costumi dell’epoca. Di diretta derivazione francese, in particolare dall’operà-comique, La vedova allegra, da quando va in scena, per la prima volta, a Vienna al Theater an der Wien, il 30 dicembre 1905, gode di ininterrotta fortuna, dovuta ad una combinazione perfetta tra commedia, colore musicale e celeberrime danze e al carattere apertamente provocante e sensuale della trama, che riporta al clima disinibito della Vienna di Sigmund Freud e Arthur Schnitzler. Capolavoro musicale assoluto dunque, ma, allo stesso tempo, divertimento, entusiasmo e freschezza universali ed immortali.

L’operetta, della durata complessiva di 2 ore e 30 minuti circa compreso un intervallo, viene rappresentata in lingua italiana, ma, come ormai tradizione al Teatro Lirico di Cagliari, viene eseguita con l’ausilio dei sopratitoli che, scorrendo sull’arco scenico del boccascena, favoriscono la comprensione del libretto.